Cisco ha annunciato con un nota, diramata lo scorso giovedì, di aver “temporaneamente sospeso la propria pubblicità da YouTube finché le terze parti non incontreranno le nostre linee guida di brand”.
La decisione è stata presa dopo l’ennesimo allarme brand safety scoppiato dopo che la CNN ha trovato pubblicità di 300 aziende tra le quali Cisco, Adidas, Amazon, Linkedin, Hilton, Facebook accanto a contenuti estremisti, propaganda nazista e nazionalista, pornografici e teorie cospirazioniste.
Non solo, le ragioni della sospensione della pianificazione sono state spiegate da Karen Walker, Senior Vice President e Chief Marketing Officer di Cisco, con un post sul blog aziendale: questo in un primo momento conteneva l’esplicito riferimento a YouTube, poi eliminato il giorno dopo e sostituito da un riferimento più generico a contenuti di streaming video con contenuti sensibili o siti che non si allineano con i valori del brand.
L’azienda ha dunque eliminato la propria pubblicità dalla piattaforma “per non correre il rischio che accidentalmente finisca nel luogo sbagliato” non lesinando una critica agli algoritmi delle piattaforme insufficienti a monitorare i contenuti e controlli al momento della pubblicazione altrettanto carenti. “La tecnologia ha trasformato in meglio il settore del marketing, a una velocità sempre crescente (…) ma la velocità del cambiamento lavora in due direzioni. Tematiche sensibili nei media a volte si diffondono più velocemente di quanto gli algoritmi delle piattaforme media possano essere aggiornati, portando a esperienze dannose per i brand. Allo stesso modo alcune piattaforme di contenuti non monitorano e categorizzano in modo sufficiente i contenuti sui loro siti nel momento in cui vengono postati”.
Il post contiene anche la riconferma della fiducia alle agenzie media partner di Cisco “armate delle risorse e della formazione necessarie a prevenire che accada qualcosa di inaspettato” e un invito ai dipendenti di denunciare all’email brand-safety@cisco.com qualunque situazione da loro notata che metta in pericolo la reputazione della marca.
ANCHE DAILYMOTION NEL MIRINO
Nel mentre sempre settimana scorsa un’associazione non profit di Washington, chiamata Counter Extremism Project, ha inviato una lettera a 25 aziende avvertendole che le loro pubblicità erano state avvistate accanto a video dell’Isis. Non su YouTube o Facebook stavolta, ma sulla piattaforma di video sharing Dailymotion, controllata da Vivendi.
Come riporta Business Insider, che ha ottenuto anche una copia della lettera, tra i 25 brand ci sono anche Puma, Hugo Boss, Domino’s e Mazda. Secondo quanto riporta la testata, pare che dopo le contromisure prese da YouTube per arginare i video dannosi estremisti di tutte le specie si siano riversati su Dailymotion.
La piattaforma ha comunicato di aver rilevato il problema, che tuttavia è stato molto limitato: questi video avrebbero infatti ricevuto meno di cinque ad impression dopodiché sono stati contrassegnati come inappropriati. Tuttavia, dice Bicho ï Bastha, chief ad tech officer di Dailymotion, “la brand safety è un problema per tutto il settore, tutti la stanno affrontando ma nessuno ha una soluzione chiara”.