Science ha pubblicato i risultati di una peer-review condotta da tre ricercatori di altrettante università statunitensi secondo cui dialogare con un chatbot permette di ridurre del 20% le convinzioni nelle teorie della cospirazione.
Là dove non funziona il ragionamento di amici e parenti, GPT-4 Turbo ci riesce: reclutati 2.190 partecipanti, i ricercatori li hanno coinvolti in brevi ma dettagliate conversazioni con il chatbot non tra i più avanzati di OpenAI scoprendo che può funzionare. In media, “hanno ridotto la convinzione dei partecipanti nella loro teoria del complotto preferita” e l’effetto “è durato inalterato per almeno 2 mesi”, scrivono gli autori.
Lo studio suggerisce che, contrariamente alla credenza diffusa che chi si è infilato “giù nella tana del Bianconiglio” sia irrecuperabile, in realtà può tornare indietro, anche se in una piccola percentuale, e offre una dimostrazione dei “potenziali impatti positivi della GenAI se distribuita in modo responsabile”, scrivono gli autori. Per i quali è sempre più urgente “ridurre al minimo le opportunità che questa tecnologia sia usata in modo irresponsabile”.