I Mondiali femminili della scorsa estate hanno finalmente fatto emergere all’attenzione pubblica l’altra metà del calcio. Almeno in Italia, dove il calcio femminile ha sempre scontato un pregiudizio atavico, finanziamenti all’osso, nessuna copertura media e una partecipazione limitata.
A raccontare ad Huddle come invece stanno cambiando le cose è Juventus FC, con Carlo Brocca partnership sales manager, e Stefano Braghin, Head of Juventus Women. «Il calcio femminile è uno dei grandi trend che stanno segnando l’evoluzione delle società sportive come veri e propri brand dell’entertainment» spiega Brocca.
Sulla scia della FIFA che ha iniziato a investire nello sport femminile nel 2013, nel 2015 la Juventus ha inaugurato il settore giovanile con appena tre bambine, ora cresciute a 170 tra i 9 e i 19 anni, e poi una prima squadra, nata appena nel 2017 ma che si è già aggiudicata due scudetti, una coppa Italia e una Supercoppa italiana. Juventus Women ha anche contribuito con 10 giocatrici alla Nazionale italiana agli ultimi Mondiali.
«Lanciare la prima squadra è stata una rivoluzione straordinaria. Adesso anche le bambine possono sognare di giocare nella Juventus, non solo essere spettatrici – spiega Braghin -, vedono le nostre calciatrici, come Sara Gama, come un ideale. Soprattutto abbiamo sfatato tanti pregiudizi, riguardo alla loro bravura e l’interesse degli spettatori, che sono già pronti. Gli sponsor nelle squadre femminili trovano una passione infinita, sacrificio, bravura e un tifo positivo: valori puri, che sono proprio quelli che cercano per promuovere le loro iniziative».
Adesso sono arrivate anche le trasmissioni su Sky, che ampliano il pubblico e facilitano il reclutamento di nuove aspiranti calciatrici. E con loro anche i grandi brand: Visa stanzia grandi investimenti sulla Uefa Champions League, Tim sponsorizza il campionato italiano femminile, M&M’s è sponsor di maglia fino al 20121 di Juventus Woman, Puma fornisce i palloni, Carpisa Yamamay è sponsor del Napoli.
«Le opportunità stanno crescendo – spiega Braghin – Dopo i Mondiali abbiamo anche dovuto consigliare le ragazze ad essere più selettive nelle collaborazioni. L’interesse dei brand cresce, anche perché si convincono che il calcio femminile dà un ottimo ritorno sull’investimento a fronte di costi di entrata ancora bassi».