Il nuovo report di Wunderman Thompson analizza la cesura avvenuta a causa della pandemia e il ripensamento dell’engagement e delle sponsorizzazioni attraverso tecnologie e digitale
Lo stop allo sport professionistico, degli Europei di Calcio, delle Olimpiadi, le stagioni interrotte prima del tempo: il 2020 è stato un anno di cesura, perché se è vero che tanti appuntamenti sono ripartiti, dalla F1 al calcio al ciclismo, niente è più come prima, dice Wunderman Thompson Intelligence che ha dedicato un report allo stravolgimento imposto dalla pandemia e le implicazioni che ne verranno per le marche.
Secondo l’analisi del gruppo di lavoro guidato da Marie Stafford, European Director, la pausa forzata sta costringendo l’industria dello sport a ripensare il modo in cui coinvolge le persone, accelerando una serie di tendenze che erano già in atto, a cominciare dalla digitalizzazione.
E se lo storytelling digitale sta alimentando un nuovo modo di ingaggiare i tifosi, mentre le tecnologie emergenti permettono esperienze spettacolari, facendo convergere sport ed eSport, gli atleti – soprattutto in Usa, soprattutto nel basket – stanno portando in altri territori la loro già importante rilevanza culturale, dai diritti umani alla sostenibilità.
Per le marche questo vuol dire porre particolare attenzione ai cambiamenti in atto per rispondere in modo adeguato tenendo conto di una serie di fattori, dal maggior senso di autenticità che richiede altrettanta trasparenza alla connessione con fan e appassionati, dalla comprensione delle community che si formano intorno all’eSport alla convergenza di questi con lo sport tradizionale, da una nuova generazione di atleti che non si limitano a essere endorser ma diventano interpreti creativi, dalla centralità della casa che diventa anche playground alla necessità di scegliere da che parte stare ‘for good’ e per promuovere benessere e salute mentale delle per sone.
