Ad Hoc Atelier è partito nel 2020, proprio durante il primo lockdown, e ora offre moda e accessori Made in Italy in 16 mercati
Sono due le ispirazioni del gruppo fondatore di Ad Hoc Atelier: Etsy, con la sua capacità di fare da vetrina a piccole produzioni artigianali, e Velasca, che ha saputo creare un brand dal nulla partendo da una rete di produttori in grado di proporre un concetto di su misura accessibile.
Da qui è nato un modo diverso di essere marketplace, declinato solo in funzione del Made in Italy, ospitando neo-brand che hanno caratteristiche di qualità, eticità, trasparenza.
Ad Hoc Atelier è partito nel 2020, proprio durante il primo lockdown, mettendo in pratica la tesi di master di 4 ragazzi italiani – Lorenzo Colucci, Carolina du Chene, Giovanni Friggi, Vittorio Tatangelo – che durante il loro soggiorno a Barcellona non trovavano online i loro brand di fiducia. Il marketplace ha cominciato a ingranare dopo un primo finanziamento di private angel e l’incubazione in Astra Incubator, e in gennaio è stato selezionato da Impact Hub per un programma di accelerazione.
Per ora i primi mercati, in termini di vendite, sono Austria e Germania da una parte ed paesi arabi dall’altra, su complessivamente 16 paesi dove il Made in Italy proposto da Ad Hoc Atelier si è fatto notare, mentre in autunno partiranno l’aumento di capitale e un progetto per crescere in Usa.
Per farsi conoscere, da aprile c’è un sito tutto nuovo e una campagna di brand building online su Instagram e Facebook, e già a maggio il marketplace ha realizzato in un solo mese i ricavi dei 3 precedenti.
In un poco più di 1 anno il team interno è cresciuto e oggi ci sono 9 persone che lavorano a tempo pieno, dedicando una cura particolare al visual dei prodotti e a fare scouting, anche se oggi la ricerca di nuovi brand è molto più ridotta grazie alla notorietà del marketplace.
Comunicazione discreta. “La comunicazione è molto discreta”, spiega Matteo Todisco, brand manager di Ad Hoc Atelier: dopo il pop-up store creato in occasione della Milano Fashion Week A/I 21, sta funzionando molto bene il format video con le interviste alle artigiane e agli artigiani mentre realizzano i loro lavori, si parla di savoir-faire e di scoperte senza fare hard selling. Ed è tutto gestito in-house perché, aggiunge Todisco, almeno in questa fase funziona meglio che esternalizzare la comunicazione. Presto dovrebbe anche partire un progetto AI, legato a uno dei mentor che sta seguendo Ad Hoc Atelier nel programma di accelerazione di Impact Hub, con un progetto di NFT.
Slow fashion. Più qualità che quantità, un concetto di slow fashion che minimizza gli sprechi – il su misura, impreziosito dalle iniziali su una borsa o una camicia implica la riduzione dei resi -, circa 100 brand, il 67% guidati da imprenditrici, nessun magazzino grazie al modello di business drop-shipping (con Shopify), che connette direttamente artigiani e acquirenti online permettendo anche di offrire prodotti di qualità a prezzi accessibili, Ad Hoc Atelier non chiede nulla ai brand nel pre e post sale, prendendo un fee solo sul venduto, con una percentuale che aumenta e diminuisce in funzione delle vendite.
Adesso Todisco ha intenzione di strutturare più solidamente il B2b, soprattutto da quando è arrivato dall’estero un ordine a 5 zeri per regali aziendali, mentre il prossimo passo in direzione B2c sarà l’offerta di prodotti home decor.