Di fronte a bambini che sempre più piccoli vengono catturati dalle dinamiche dei social media, e in generale da una tecnologia sempre più pervasiva, iniziano a sorgere iniziative di lobbying per contrastare lo strapotere dei colossi della rete.
Così vuole fare la campagna Truth About Tech voluta da Common Sense, organizzazione dedicata all’educazione dei bambini nell’era digitale, e Center for Humane Technology, gruppo di persone che hanno lavorato all’interno di aziende come Google e Facebook, e dunque ne conoscono meccanismi e processi.
La campagna nello specifico si propone di proteggere i più piccoli da dinamiche manipolatorie e dalla dipendenza da smartphone, coinvolgendo insegnanti e famiglie, sensibilizzando nel mentre le aziende ad essere meno intrusive e chi ci lavora dentro a operare con maggiore responsabilità morale. Tra i promotori compaiono Tristan Harris, ex design ethicist di Google, e Roger McNamee, ex investitore e advisor di Facebook.
James P. Steyer, CEO e founder di Common Sense, spiega “Le società tecnologiche conducono molti esperimenti in tempo reale sui bambini, ma nessuno li ritiene responsabili. Il loro modello di business spesso li incoraggia a fare qualunque cosa per catturare attenzione e dati, per poi preoccuparsi delle conseguenze dopo, e molte di queste conseguenze possono impattare sullo sviluppo sociale, emotivo e cognitivo dei bambini”.
La campagna prevede domani una conferenza in cui i promotori illustreranno le tecniche utilizzate per tenere connessi i bambini e i possibili danni che si possono riportare come ansia e depressione. Verranno poi sviluppare ricerche sulla dipendenza digitale e standard da proporre alle aziende per migliorare il settore.
La campagna è finanziata con 7 milioni da Common Sense, finanziata a sua volta da partner come Comcast e DirecTV, e capitali raccolti da Center for Humane Technology.