Alla propaganda bisogna contrapporre i fatti, e quei fatti qualcuno li deve andare a verificare per poterli raccontare al grande pubblico. Questo il senso della nuova campagna di Reporter senza Frontiere (RSF) “Against propaganda, there are facts” che dimostra in pochi secondi l’importanza del giornalismo nella lotta alla propaganda.
A realizzarla è l’agenzia Betc che confronta le dichiarazioni di Vladimir Putin con la realtà di quello che sta succedendo in Ucraina, con le bombe sulle città, feriti e morti riportati dai giornalisti sul campo.
Come il video della campagna #FightForFacts pubblicato due anni fa, a fine 2020, anche questo mira a trasmettere agli spettatori l’importanza del giornalismo nel sensibilizzare e motivare i cittadini su questioni decisive per il loro futuro.
Un impegno che costa caro, visto che 8 giornalisti sono stati uccisi in Ucraina dall’inizio della guerra e quelli nei territori occupati vengono ricercati, arrestati e costretti a scegliere tra la collaborazione, o la prigione o la morte. Sul campo è attiva anche RSF con i centri per la libertà di stampa di Leopoli o Kyiv, dove vengono offerti dispositivi di protezione, kit di pronto soccorso, formazione sulla sicurezza digitale e supporto psicologico a chi sta coprendo la guerra.
Obiettivo della campagna, tradotta in 13 lingue e diffusa sui social media e tv, è raccogliere fondi affinché l’associazione non profit possa continuare a supportare chi i fatti li va a raccogliere sul posto.
«Senza giornalisti che coprono la guerra in Ucraina, saremmo impotenti contro la disinformazione e la propaganda, non sapremmo se il bombardamento di civili in Ucraina sia vero o falso, o se i massacri di Bucha siano realmente avvenuti. Dopo che il mondo è rimasto sbalordito dalla guerra in Ucraina, RSF vuole sensibilizzare sull’altra guerra condotta dal Cremlino, la guerra dell’informazione» commenta Christophe Deloire, segretario generale di RSF.