L’Italia perde altre posizioni nel Global Gender Gap del World Economic Forum, per le donne la parità si allontana ancora

Un progresso dello 0,1%: questa è la velocità con cui si muove il punteggio del global gender secondo l’ultima edizione del Global Gender Gap del World Economic Forum.

Per i 143 paesi inclusi nello studio è passato dal 68,5% del 2023 al 68,6% del 2024 e di questo passo ci vorranno ancora 5 generazioni – circa 134 anni – per arrivare alla parità di genere.

Il progresso è infimo anche a parità di perimetro, cioè contando solo i 101 paesi presenti nella prima edizione del 2006. “La mancanza di cambiamenti significativi e diffusi rispetto all’ultima edizione rallenta di fatto il tasso di progresso verso il raggiungimento della parità” è la sconsolata premessa al report del 2024.

L’Europa è leader globale, essendo riuscita a chiudere, complessivamente, il 75% del gap, con un miglioramento complessivo del 6,2% dal 2006. L’Islanda è al primo posto ed è sempre più vicina  vicina alla meta, con 93,5 punti su 100, seguita da Finlandia (al secondo posto con l’87,5%), Norvegia (3za, 87,5%), Svezia (5ta , 81,6%), Germania (7ma, 81%), Irlanda (9na, 80,2%) e Spagna (10ma, 79,7%).

L’Italia arretra di 8 punti rispetto all’edizione del 2023 che già l’avevano vista perdere 16 posizioni e si piazza al 37mo posto, tra Cipro e Ungheria. Ancora una volta il nostro paese si salva grazie all’educazione che bilancia i passi indietro in materia di partecipazione economica (56ma posizione a livello globale), migliora le posizioni nell’empowerment politico, ma scende al 111 posto per partecipazione e opportunità economiche e al 94 per salute e sopravvivenza.

Secondo il Global Gender Gap, è però aumentata la quota di donne nei CdA passando dal 38,8% dello scorsa anno al 42,6% di questa edizione, stabile invece la quota di aziende a proprietà prevalentemente femminile (11,5%) e quella di aziende con donne tra i top manager (15,3%). Quanto alla qualità del lavoro, è leggermente diminuita la quota delle donne che lavorano part-time (dal 50,67% al 49,49%) ma restano pur sempre la maggioranza vs il 23% degli uomini.

Le donne italiane devolvono molto più tempo degli uomini ai lavori domestici e di cura non retribuiti (20,4% vs 8,4%), ma si laureano più degli uomini (54,55% vs 35%) e quasi li raggiungono quando si tratta di Phd (0,39 vs 0,43).

Capacità e talenti. Il report di quest’anno segnala anche il gender gap tra i talenti che lavorano sull’IA: negli ultimi 7 anni la concentrazione di talenti femminili nell’ingegneria IA è praticamente raddoppiata, però vale lo 0,2% del totale.

Dati dell’indagine PwC indicano che la maggioranza di lavoratori, donne e uomini, è  attivamente alla ricerca di opportunità per espandere le proprie competenze, e la maggior parte possiede una buona comprensione di come si trasformeranno le loro esigenze lavorative nei prossimi cinque anni.

Le donne, però, si sottovalutano o sottostimano l’importanza da qui a 5 anni di competenze digitali, analitiche e green considerandole meno importanti per le loro attuali traiettorie di carriera.

Il divario di genere esiste anche nelle opportunità percepite di poter acquisire le competenze del futuro, segnala il report sottolineando il ruolo chiave della riqualificazione professionale nell’incentivare le donne a partecipare senza pregiudizi a ogni genere di lavoro.

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L’Italia perde altre posizioni nel Global Gender Gap del World Economic Forum, per le donne la parità si allontana ancora ultima modifica: 2024-06-17T08:02:25+02:00 da Redazione

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