L’associazione ha comunicato i numeri dell’attività nel 2019, che l’ha vista emettere 43 ingiunzioni di desistenza per bloccare la diffusione di messaggi per manifesta violazione del Codice
L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ha presentato i numeri dell’attività 2019.
Nello scorso anno il Comitato di Controllo ha rilasciato 142 pareri preventivi, lo strumento che permette di verificare la conformità alle norme del codice dei messaggi pubblicitari prima della loro diffusione. Il 77,3% dei pareri preventivi è stato rilasciato in un giorno lavorativo, spiega l’associazione.
Da rilevare l’elevato numero di casi risolti in via breve (732), principalmente come esito delle attività di monitoraggio interno (74%) in relazione a casi risolti con l’archiviazione o con il dialogo con gli inserzionisti.
Il 76% dei casi è risultato conforme alle norme del codice e archiviato, il 15% modificato dall’inserzionista su richiesta del comitato di controllo e una limitata parte (il 9%) è risultata fuori la giurisdizione del sistema autodisciplinare.
Altro discorso per quanto riguarda i casi di manifesta violazione delle norme del codice, nei confronti dei quali il comitato di controllo può emettere provvedimenti formali per bloccare l’ulteriore diffusione del messaggio. Nel 2019 sono state emesse 43 ingiunzioni di desistenza.
Una specifica area di tutela su cui il comitato è intervenuto con i propri provvedimenti è la trasparenza della comunicazione commerciale (36%), dato che evidenzia l’impegno dell’Istituto affinché la pubblicità sia sempre riconoscibile come tale, anche sui social network.
Infine, nel 2019 il Comitato ha sottoposto all’esame del Giurì 12 casi.
L’attività del Giurì
Nel 2019 il Giurì ha emesso 28 pronunce, 16 su istanza di parte e 12 su istanza del Comitato.
Il dato sui tempi di intervento, che misura l’efficienza del sistema, conferma il trend degli ultimi anni con tempi di risoluzione delle controversie nell’82% dei casi tra gli 8 e gli 11 giorni liberi lavorativi. I mezzi maggiormente coinvolti dai provvedimenti del Giurì sono stati la tv (41%), seguita da internet e confezioni (entrambe nel 16 % dei casi).
La Digital Chart
Dopo il suo esordio nel 2016 come testo di riferimento per il settore, da circa un anno la digital chart è diventata parte integrante del codice di autodisciplina come regolamento per la trasparenza nella comunicazione commerciale digitale e quindi vincolante. L’attività degli organismi autodisciplinari in quest’ambito si è sostanziata nell’esame di 216 casi. L’8% di questi è stato bloccato da un provvedimento del comitato di controllo o del Giurì per violazione del regolamento, il 29% è stato modificato dall’inserzionista su richiesta del comitato e il 58% è stato invece ritenuto conforme alle norme del codice. Circa il 30% dei casi ha avuto origine da segnalazioni da parte degli utenti dei social, segno di una crescente consapevolezza da parte di tutti sul tema.