Con l’argento vinto al Festival di Cannes torna d’attualità una campagna che sbeffeggia con aggressività le acque italiane per minare sul mercato locale la leadership di San Pellegrino (Nestlé Waters)
Pochi mesi fa era stato l’olio italiano a dover subire la gogna mediatica dopo l’inchiesta formato infografica pubblicata sul New York Times, che – semplificando un po’ – sottolineava come gran parte del prodotto destinato all’esportazione fosse in realtà da considerare né più né meno di una frode alimentare. In generale, negli ultimi anni i prodotti del made in Italy hanno dovuto subire diversi attacchi, a volte scorretti, a qualunque latitudine.
E’ il caso, ad esempio, dell’acqua australiana Capi riportato d’attualità dall’argento vinto ai Cannes Lions nella sezione radio: la campagna, ideata da Saatchi & Saatchi Sydney, in modo abbastanza gratuito se la prende con le acque minerali italiane accusate niente meno di essere sporche. Claim finale è: ‘Capi Sparkling Water Sounds Italian, but thank god it isn’t.”
Per quanto discutibile, la campagna – brillante per copy e sound design – sostiene che l’acqua frizzante italiana che sgorga sulle Dolomiti sia di scarsa qualità perché inquinata, in modo paradossale, dai problemi di stomaco di una marmotta dopo l’indigestione di merendine offerte dai turisti, dal sudore e sputi dei ciclisti e dagli escursionisti che la fanno dietro a un cespuglio (clicca sui nomi dei soggetti ‘Alpine Marmot’, ‘Marathon Cyclistics’, ‘Toilets’ per ascoltare i tre spot).
Dietro a tutto questo accanimento c’è una strategia: Capi è una marca australiana che punta al mercato premium e della ristorazione d’alta gamma, che però è presidiato con attenzione da brand italiani appunto, come San Pellegrino (Nestlé Waters), o francesi come Perrier.
Come ha dichiarato l’anno scorso dal fondatore Pitzy Folk alla testata HoReCa ‘The Shout’, il marchio ha le potenzialità per sfondare nel mercato premium per quanto piccolo e diffuso su scala regionale e ci prova con l’aiuto di una campagna aggressiva, questo appunto, che attacca i maggiori player del mercato, in particolare il brand italiano controllato da Nestlé.