SANTA MARGHERITA DI PULA – Nell’ultima giornata di lavori a Linkontro si e’ tornato a parlar di consumatori e fiducia. Al tradizionale appuntamento di Nielsen hanno partecipato quest’anno 747 professionisti, di cui 560 manager (164 c.e.o.) di 230 aziende, in rappresentanza del 70% del fatturato della gdo. Qui sotto alcuni insight in pillole estratti dai discorsi dei protagonisti.
FRANCESCO DEL PORTO – BARILLA
“SEGNALI DEBOLI E SOSTENIBILITA’ SEMPRE PIU’ IMPORTANTI PER I BRAND CHE DEVONO TENERSI INFORMATI”
“In un momento storico nel quale velocità e frequenza sono cresciuti occorre che le aziende sviluppino una forte sensibilità per individuare i segnali deboli che arrivano dal basso. Questo non e’ semplice soprattutto per le grandi aziende che devono allocare risorse per intercettare i nuovi trend. Devono dotarsi di competenze, saper informarsi e ragionare su processi. Questo presuppone un livello di agilità senza precedenti. Infatti le piccole e medie aziende o le start up, più che i grandi gruppi, in questi anni hanno potuto agire in modo agile a questi segnali di cambiamento che arrivano dal mercato e sono coloro che hanno generato i risultati migliori.
Non credo nella dicotomia tra online e offline. La distinzione si basa tra vecchio e nuovo. Il canale fisico e’ importante e deve creare valore a patto che si integri con online e mobile. Bisogna saper intercettare il consumatore in tempo reale. Conterà molto avere un ruolo e un posizionamento. I monomarca nel Largo Consumo hanno poche chance di essere appetibili.
Ma oltre all’aspetto tecnologico e’ importante che le aziende abbiano al centro anche il tema della sostenibilità. Il Largo Consumo deve tenere presente che: 800 milioni di persone sul pianeta soffrono la fame e un numero elevato e’ affetto da obesità; si produce un miliardo di tonnellate di cibo che viene buttato via, ed e’ una quantità 4 volte superiore a quello che servirebbe per sfamare gli 800 milioni che hanno poco da mangiare. Questo non va bene per noi marche.
Come saranno i prodotti del futuro? Dovranno essere ovviamente buoni, sani, puliti e giusti. Questo perché il consumatore svilupperà sempre di più una sensibilità maggiore su questi concetti.
La tecnologia ci consente di dare trasparenza a quello che facciamo e la fiducia con il consumatore e’ alla base del rapporto, perché i clienti pretenderanno sempre più sapere cosa c’e’ dietro e dentro. Abbiamo la possibilità di raccontare cosa facciamo, di raccontare i nostri prodotti, di approfondire i nostri temi. Critica e feed back sono da interpretare come stimolo per migliorare il nostro lavoro”.
CHRISTIAN CENTONZE – NIELSEN
“MIGLIORARE LA RELAZIONE CON I CLIENTI”
“Lo scenario attuale ci mostra clienti impazienti difficili da conquistare sul piano dell’attenzione e una domanda sempre più frammentata. Lo smartphone e’ vero che ha aperto il futuro ma ci restituisce uno schermo piatto, dove la parola d’ordine per tutti deve essere semplicità. La quantità di informazioni disponibili per aziende e clienti fa si che tutti i nodi vengano al pettine. Con un click si può risparmiare 100 euro per un acquisto in un solo secondo, creando cosi una distrazione di profitto per alcune realtà. Dunque, sempre più rilevante e’ la relazione con i clienti. Come migliorarla? Abbiamo individuato 3 pilastri su cui si deve basare una strategia: impegno (nel capire le necessita’, anticipando e immaginando i bisogni), benessere (che ruota attorno al concetto di buono, ma anche di bene e di positività per la collettività), intimità (perché se il cliente si accorge che siamo attenti a ciò che vuole, si apre più facilmente e si fida anche nella condivisione delle informazioni)”.
MARIO GASBARRINO - UNES
“OMNICHANNEL. SPECIALIZZAZIONE, IBRIDI E ANCHE TEMPORARY. LE STRADE DEL RETAIL”
“Il retail dovra’ essere omnichannel, perche dovra’ essere in grado di poter portare il prodotto a casa del cliente se lo desidera, mantenendo comunque i touchpoint. Crescera’ per i negozi la specializzazione, come avviene gia’ da tempo per i ristoranti. Dovranno essere esperienziali, ma anche ibridi come i Feltrinelli Store o Eataly, perche’ aiuta ad ammortizzare i costi. Ci saranno sempre piu’ temporary, una volta venivano visti come operazioni sfigate, oggi non piu’. Come gli outlet, che godono dell’interesse dei clienti. E all’occorrenza, come dovrebbero essere i punti vendita alla Mediaworld, devono essere multicorner, facendo dell’affitto di aree ai brand una fonte di guadagno”.
MARCO MORCHIO – ACCENTURE
“IL GAP DI FIDUCIA COSTA CARO ALLE AZIENDE”
“Crediamo in uno sviluppo del business delle aziende che avverrà attraverso la crescita di ecosistemi, ma le stesse aziende devono superare la diffidenza e condividere dati e strategie. Questa poca fiducia frena la crescita. Abbiamo condotto una ricerca globale su 7000 aziende basata su un Competitive Agility Index. Abbiamo notato come 1 azienda su 2 ha registrato una perdita di fiducia nei confronti di clienti o azionisti. A soffrire maggiormente sono state le aziende media, ma anche chi opera nell’area comunicazione e software/servizi. L’impatto potenziale su revenue e ebitda è importante e può oscillare (con 2 punti di perdita nell’Index) tra il 2,2% al 9%.
Il consumatore si mostra sempre più interessato ai valori etici dell’impresa, anzi si aspetta che sia la stessa azienda a farsi carico di azioni di sviluppo. Che sia lei a guidare questo cambiamento.
La fiducia dunque e’ importante proprio come elemento di relazione. I brand devono essere creativi e inventare dei modi per fare qualcosa per il cliente e con il cliente (o gli azionisti). E’ un ottimo sistema di coinvolgimento”.