La nostalgia la fa da padrone. AB InBev organizza concerti live di gruppi famosi che suonano le loro canzoni più amate e resuscita ‘Real men of genius’. Mintel analizza il fenomeno sul fronte food
La musica preferita, il cibo che si mangiava da piccoli. Basta poco, a volte, per migliorare il morale abbattuto dalle lunghe settimane di clausura. Se ne sono accorti anche i brand che stanno creando iniziative di comunicazione e prodotti ispirati a questa tendenza. Budweiser, ad esempio, ha annunciato ieri l’operazione “Budweiser Rewind” che consiste in una serie di concerti live di cantanti e gruppi musicali famosi che suonano le canzoni del passato più amate.
Si comincia questo sabato con i Black Eyed Peas, in diretta su YouTube dalle loro case di Los Angeles. Una specie greatest hits live, con la set list delle canzoni compilata dagli stessi fan sui canali social di Budweiser, accompagnato da racconti per voce stessa della band. Sempre sui social si potranno fare domande agli artisti, che poi risponderanno durante l’evento.
“Le persone stanno cercando il conforto di esperienze familiari in questo periodo – spiega Monica Rustgi, Vice President of Marketing di Budweiser -. Budweiser ha un lungo rapporto con la musica live e non vogliamo perderci una nota. Abbiamo progettato Bud Rewind per cogliere gli elementi migliori di Budweiser Superfest, il festival organizzato per 30 anni dal 1980 al 2010, alla luce dei cambiamenti nella fruizione della musica live. Spero che i fan trovino conforto nei classici dei Black Eyed Peas e ispirazione nella loro performance».
La nostalgia è al centro anche della campagna di Bud Light, anch’essa lanciata ieri, che recupera la storica ‘Real Men of Genius’ di almeno 20 anni fa. La versione attuale ‘Stay at Home Humans of Genius’ amplia la definizione di ‘geni ed eroi’ – stavolta ci sono anche le donne – a chi trova modi creativi per alleggerire la quarantena. Se la campagna storica era un’idea di DDB, stavolta i video sono fatti in-house.
Lo stesso vale per il cibo, come spiega l’istituto di ricerca Mintel. L’interesse per la cucina schizzato alle stelle per passare il tempo e accantonare l’ansia ha prodotto un revival di cibi a cui le persone sono affezionate, legati all’infanzia, che, insomma, “li facciano sentire bene”. Mintel lo chiama “emotional eating” ed è un trend globale: un decimo degli americani adulti sostiene come il nutrirsi influenzi il benessere emotivo, metà degli inglesi cerca cibo che li “faccia sentire bene, ora” e una simile proporzione di indiani ammette che uno snack li tira su di morale.
Il nesso tra cibo e benessere emotivo si lega poi alla nostalgia dell’infanzia e di un mondo più semplice: non solo le persone si sono messe a cucinare i piatti di quando erano piccoli, ma i brand hanno iniziato a ricreare piatti classici che riportino i consumatori a tempi meno stressanti. Per Mintel “anche se l’esecuzione cambia a seconda delle diverse culture, in tutto il mondo le persone condividono un legame emotivo comune offerto dal ricordo dei piatti dell’infanzia, possibilmente fatti da genitori e nonni”, in genere accomunati da calore, texture cremose e ricchi di carboidrati.
Tra le innovazioni di prodotto cita il remake gourmet della classica meat pie inglese (Charlie Bigham’s Steak and Ale Pie), da Singapore la salsa lanciata da un cuoco che una volta gestiva una bancarella di street food in grado di ricordare agli adulti di quando, da giovani, si fermavano da lui e la usavano per condire pollo bollito e verdure al vapore, mentre in UK Deliveroo nella sua mappatura dei ristoranti ha incluso la voce ‘comfort food’. Altri brand hanno rivisto i classici del comfort food con preparazioni più salutari o vegane, diete che non sono certo state abbandonate con l’emergenza: in Uk vediamo chicken nuggets vegani, in Brasile la feijoada veg mentre solitamente prevede il maiale, in Thailandia Takaso SC ha commercializzato un curry di pollo pronto senza additivi e conservanti. Come conclude l’istituto di ricerca, la sfida per i brand è trovare il proprio spazio in questa offerta di ‘comfort emotivo’ ai consumatori.