Mirko Lagonegro, ceo di DigitalMDE, ci ha raccontato i temi e i panel più interessanti delle 3 giornate dei Radiodays Europe, l’evento punto di riferimento per radio e audio appena terminato a Losanna
‘Sound Matters’ è un pay-off che colpisce: sei a un summit dedicato, teoricamente, alla radio, ma il discorso centrale è lì, nel suono. Gran parte delle 3 giornate di lavoro è stata concentrata proprio su questo: sull’invito, a chi lavora in radio, a non farsi definire dalla tecnologia distributiva, ma per i contenuti che produce.
Con 4 sessioni in contemporanea ho dovuto selezionare molto cosa seguire, ma questo concetto di ‘sound matters’ l’ho incrociato più e più volte, a cominciare dalla sessione d’apertura con Paul Keenan, CEO Bauer Media UK, Noel Curran, direttore generale EBU, Dino Sofos, direttore dei podcast BBC News, e nelle parole di molti ho letto un’implicita dichiarazione ad andare oltre il concetto di radio-centricità. Come fa l’app BBC Sounds, un menu di sole 3 voci – radio, music, podcast – e spazio all’esplorazione.
Dati. Un altro tema ricorrente è stato quello dei dati e tutto quello che chi lavora nel mondo delle radio e dell’audio può imparare da Netflix e Spotify che, partendo dai dati, ricavano tante informazioni sugli utenti – niente di invadente, in gergo ZAP, ovvero il codice di avviamento postal, l’età e il sesso – con cui essergli più vicini con recommendation e suggerimenti.
Auto. Molte anche le sessioni dedicate al rapporto della radio/audio con il mondo automotive, la più interessante: quella con Morgan Jouber, UX Evangelist di PSA, Martin Koch, Head of Entertainment and Multimedia Development di Audi, Joe D’Angelo, Senior VP di Xperi, e Michael Hill, Managing Director di Radioplayer UK, perché si è parlato del mondo automotive come provider di mobilità e di come i broadcaster possano preservare i loro confini a bordo dai big tech che ne vogliono occupare lo spazio. Tema a cui è legato quello delle connected cars, affrontato in un paio di sessioni.
Brand. Altra sessione interessante è stata ‘Sound is your brand’ in cui Jo McCrostie, Creative Director di Global, ha fatto notare come l’audio sia ancora sottovalutato e sottostimato nei piani di comunicazione dei marketer e quanto invece la diffusione di assistenti vocali e smart speaker renda urgente l’adozione di sviluppare forti strategie di sonic branding. McCrostie ha spiegato anche come funziona, il sonic branding, con un affascinante esperimento in cui la voce di uno speaker della BBC ‘traduceva’ in suoni i font di brand famosi.
AI. È stato lo spazio più presidiato da Google, cosa possono fare i broadcaster con l’intelligenza artificiale per raffinare l’offerta su misura e interattiva.
Monetizzazione. Altro tema ricorrente, come trasformare in ricavi le diverse declinazioni dell’audio, dal podcast alle news personalizzate, le analisi delle audience e l’ossessione per l’efficienza della segmentazione, come trovare nuovi mercati avvicinando alla radio le piccole e medie imprese – questo lo ha approfondito Siobhàn Kenny, CEO Radiocentre, con l’esperienza fatta in UK – o creare nuovi modelli di business trasformando un programma radio in prodotto multi-canale.
Misurazioni. Sessione interessante, dedicata alla ‘new total audience’ nell’esperienza che ne sta facendo la BBC con lo sviluppo insieme a Ipsos di CMM e dell’Olanda che ha trovato un accordo sulla Total Audience Measurement che sarà in grado di tracciare i comportamenti degli ascoltatori attraverso più piattaforme media.