Le dimensioni indoor e outdoor hanno creato un drammatico cortocircuito tra senso di protezione e desiderio di vita sociale, con cui dovremo fare i conti nei prossimi tempi e che sostituirà singole esperienze emotive con ‘percorsi sentimentali’ più strutturati
di Francesco Morace, sociologo e fondatore di Future Concept Lab
Stiamo uscendo faticosamente da mesi in cui abbiamo visto slabbrarsi il tessuto stesso della nostra quotidianità e lo facciamo con preoccupazioni crescenti che non riguardano solo la salute, ma anche i ritmi e la promiscuità dei luoghi, degli spazi di vita, di lavoro, di svago. La casa ha costituito un antidoto a queste paure, aiutandoci a rinunciare alle emozioni dell’esterno: abbiamo vissuto non solo la casa connessa, estroflessa, proiettata digitalmente nel mondo esterno, ma anche e soprattutto la casa-capanna, la casa-nido, protettiva e accogliente come il cocooning dei primi anni ’80, quando ci si difendeva dalle paure degli anni di piombo, segnando il ritorno al privato.
Con la primavera e ancor più con l’estate arriverà il tempo del fuori, di luoghi in cui un po’ si fugge e un po’ ci si rigenera, ricaricando il corpo e la mente di energie (speriamo) positive. Sancita la riconquista dello spazio domestico, ricominceremo la non facile scalata al mondo outdoor: ma – date le difficoltà – lo faremo seguendo una sorta di educazione sentimentale. Avventura, esplorazione, viaggio, ricerca di mete nascoste e dimore segrete arricchiranno l’offerta della prossima stagione, così come i codici estetici della libertà, mutuati dagli sport tecnici, dalla montagna e dalla vela.
Le dimensioni indoor e outdoor hanno creato un drammatico cortocircuito tra senso di protezione e desiderio di vita sociale, con cui dovremo fare i conti nei prossimi tempi e che sostituirà singole esperienze emotive (gli eventi del pre-covid) con ‘percorsi sentimentali’ più strutturati. I primi vivono sull’impatto, sulla frenesia, sulla suggestione o sulla provocazione, sollecitati da stimolazioni e gratificazioni immediate; i secondi si basano invece sulla ricerca di legami profondi, con relazioni da costruire nel tempo che premiano la ritualità, la profondità, la memoria.
Questa differenza si misura anche in comunicazione: emblematico il film di Daniel Shea realizzato per North Face x Gucci che presenta il paesaggio sentimentale delle Alpi, con i capi indossati da un gruppo di hikers, che campeggia in prossimità di un lago alpino in una gita tra amici dal sapore vintage, stile anni ‘70.
Il vissuto del lockdown ha enfatizzato il valore simbolico e sociale del sentimento: in casa e nella dimensione indoor abbiamo sedimentato sentimenti profondi, paure, rabbie e desideri che diventano domanda sociale e richiedono un cambiamento anche nel vissuto outdoor che dovrà proporre paesaggi sentimentali, in cui la consonanza e la prossimità psicologica dovranno dimostrare cura per lo spazio della relazione. Il legame non sarà solo tra le persone, ma anche tra luoghi e persone.
Non è quindi difficile immaginare la controspinta che caratterizzerà i prossimi mesi: nuovi slanci verso gli spazi esterni, anche e soprattutto dal punto di vista estetico e sentimentale. Partendo dal desiderio intenso e crescente per ciò che più ci è mancato nei giorni di maggior disagio: la delizia di abitare luoghi diversi.
Ci siamo rifugiati nei riti quotidiani, tanto semplici quanto essenziali: la cura di sé, dei nostri cari e del nostro spazio di vita. Ma adesso desideriamo ricostruire il legame con agli altri in uno spazio aperto, naturale, alimentando la dimensione delle delizie quotidiane e accettando la meraviglia e le sue conseguenze inaspettate. Possiamo concludere: la pandemia ci ha insegnato a trasformare le emozioni in sentimenti e a investire affettivamente nei luoghi che frequenteremo.