Moda, pubblicità, arredamento, arte, turismo riprendono, rielaborano e rilanciano elementi e riferimenti naturali. Ma se all’epoca del Romanticismo la natura sembrava potente e grandiosa, oggi ci appare ancora grandiosa, ma anche fragile e vulnerabile, da custodire come uno scrigno prezioso
di Francesco Morace, Presidente di Future Concept Lab
Il mondo naturale rappresenta ormai lo scenario di base su cui vanno a impiantarsi molte delle tendenze più avanzate nel consumo, nella comunicazione, nel turismo. La sostenibilità ne definisce il paradigma irrinunciabile, non solo in termini di influenza diretta, ma anche in termini di ‘risonanza’.
La primavera è alle porte e il mondo naturale anche nel business torna a essere un mondo reale e immaginario che – come nel Romanticismo – funge da paesaggio di riferimento per le sensibilità emergenti: non a caso, nelle ultime sfilate a Milano e Parigi molti osservatori hanno parlato di Neo-Romanticismo. Questa tendenza alimenta estetiche che ‘risuonano’, esperienze che rimandano sempre al suono della natura, alla sua struttura, alle sue dinamiche, alla sua presenza nella vita degli umani.
La campagna ‘The Weather’ sulla primavera di Terranova e Labrador, propone esattamente questa logica: il sound naturale e il feeling di un territorio che si risveglia e regala sorprese.
Allo stesso tempo, nell’ambiente domestico già denso di elementi vegetali, ricompare la presenza animale che nelle fiere parigine Maison & Objet e Déco Off, ha invaso gli spazi. Un mondo animale che entra a portare la vita ‘vera’ in uno scenario domestico rassicurante, ma troppo rarefatto. Ecco allora tigri, leopardi, pantere diventare protagoniste in tessuti, carte da parati, insieme a un immaginario capace di muovere sentimenti e suggestioni. Molti evocano l’Art Nouveau con i suoi animali immaginifici come il drago, ma anche la farfalla, nuova icona della rinascita.
In questa tendenza, l’IA generativa dimostra di avere un ruolo importante nell’interpretare l’immenso archivio di elementi e riferimenti naturali che vengono ripresi, rielaborati, riproposti e rilanciati dagli artisti e dai creativi che ormai da anni si cimentano in questo esercizio. Vengono abbandonate le sperimentazioni più ipnotiche e immaginifiche, spesso legate a un gusto dark e lisergico, per passare a progetti costruiti sulle risonanze naturali.
Artisti come Refik Anadol definiscono il proprio territorio di intervento, per esempio con il ‘Large Nature Model‘ che estende il progetto Dataland focalizzandosi esclusivamente su una banca dati relativa al mondo naturale. Lo stesso Anadol ha proposto dal 16 febbraio al 7 aprile alla galleria Serpentine di Londra la mostra ‘Echoes of the Earth: Living Archive’.
Le tre dimensioni attraverso cui si sviluppa la tendenza Risonanze Naturali sono dunque la ‘stagionalità della natura‘, con un continuo riferimento alle stagioni e al loro manifestarsi ciclico in termini cromatici e di ritmo vitale come fa Vivaldi nelle sue 4 Stagioni; l’‘esplosività sensoriale’, tipica della primavera, che enfatizza la centralità della fioritura e il canto degli uccelli nel loro creare emozioni a tutto tondo; e, infine, la ‘poetica romantica’ che produce visioni alimentate non più dal contrasto, dal conflitto e dalle problematicità invernali, ma da una esigenza spirituale e introspettiva che implica calma e ricomposizione.
Appartengono allo spirito della tendenza i riferimenti al sound di un prodotto, alle vibrazioni di un luogo, o alle sintonie psichiche con la contemplazione del paesaggio: le suggestioni poetiche e le combinazioni materiche rappresentano in questo senso le due facce della stessa medaglia.
Caspar David Friedrich, Pubblico dominio, Collegamento
Un’opera di riferimento può essere considerata il quadro celeberrimo che ha segnato il Romanticismo nella storia dell’arte tedesca: il ‘Viandante sul mare di nebbia’ dipinto da Caspar David Friedrich nel 1818 in cui un uomo contempla una valle che si apre a perdita d’occhio davanti a lui, coperta di una nebbia che sembra neve.
Quell’uomo che medita sulla propria piccolezza di fronte al mistero della natura e dell’infinito, rappresenta il genere umano sull’orlo dell’abisso e non stupirebbe se Giacomo Leopardi, che un anno dopo compone l’Infinito, non si sia ispirato proprio a questo dipinto. E se all’epoca del Romanticismo la natura sembrava così potente e grandiosa, oggi ci appare ancora grandiosa, ma anche fragile e vulnerabile, da custodire come uno scrigno prezioso.