Il native advertising attira gli entusiasmi del momento ma attenzione a non farlo diventare un boomerang, avvertono gli editori Blogo, Banzai Media e ItaliaOnline. Meglio puntare sul CMR evoluto
Se è vero che la differenza nella comunicazione la fanno i contenuti, quelli del native advertising non si possono improvvisare così come le competenze editoriali. È l’avviso dei publisher ai brand portato allo IAB Seminar da Luca Ascani, Chairman di Blogo, Andrea Santagata, CEO Banzai Media, e Carmine Laltrelli, Vortals & Advertising Senior Director Italiaonline.
Requisiti fondamentali sono il rispetto dei lettori/consumatori, una buona collaborazione tra azienda inserzionista ed editore, tanta fiducia da parte dell’azienda nei suggerimenti e nella guida dell’editore, la capacità di produrre contenuti mobile responsive, attenzione ai dati, accorciamento della catena di comando in azienda per evitare inciampi e dispersioni nel trasferimento dei contenuti.
L’impressione generale è che siano ancora poche le aziende capaci di scovare nella propria storia contenuti raccontabili, eppure sono queste storie, insieme con le dimostrazioni di prodotto, gli argomenti più attraenti per i consumatori. A meno che non seguano il suggerimento di Peter Minnium, Head of Digital Brand Initiatives IAB US, assumendo almeno un editor in grado di scavare tra i contenuti prodotti a propria insaputa dall’azienda stessa. Dal canto loro, gli editori aprono le porte alle aziende cui si propongono come creatori di contenuti native “non con marchette, ma come esperienze del prodotto”, sostiene Ascani convinto che le aziende dovrebbero affidarsi e fidarsi di più dei loro consulenti.
Per essere più vicina alle esigenze delle aziende Italiaonline ha cambiato modello organizzativo, puntando su una squadra corta e compatta che mette insieme competenze editoriali, di marketing e tecnologiche.
Native advertising e branded content, che valgono insieme il 20% del fatturato di Banzai Media, per Santagata devono essere soprattutto “autentici e dichiarati e devono avere senso”, altrimenti falsarne la direzione e l’uso può trasformarsi in un boomerang.
Per Santagata il prossimo trend del branded content è il CMR: all’estero lo fanno già in tanti e bene, in particolare le compagnie aeree, in Italia è ancora un’operazione di frontiera, eppure il ‘care’ dei consumatori insieme al ‘content’ e ai dati potrà dare ottimi risultati.