L’algoritmo indica una procedura di calcolo ben definita, che non ammette deviazioni da un percorso sequenziale, il simbolo, invece, permette di entrare in un’altra dimensione, che tocca il cuore e la mente e fa la differenza in ogni esperienza umana
di Francesco Morace, presidente Future Concept Lab

Nessuna festa al mondo è più carica di simboli del Natale: Albero e Presepe, Babbo Natale e Bambin Gesù … Non importa il come o il da quando: importa il rito, la festa, la convivialità familiare e amicale, lo scambio dei doni. Che è sempre uno scambio simbolico, mai solo economico, come ci insegnano Marcel Mauss (‘Saggio sul dono’) e Jean Baudrillard (‘Lo scambio simbolico e la morte’).
L’insegnamento che non va mai dimenticato risuona molto chiaro: in un mondo dominato dagli algoritmi dobbiamo riscoprire la potenza dei simboli. L’algoritmo indica una procedura di calcolo ben definita, che non ammette deviazioni da un percorso sequenziale, per quanto articolato e complesso; il simbolo permette invece di entrare in un’altra dimensione, quella che tocca il cuore e la mente, quella che fa la differenza in ogni esperienza umana: possiamo definirla la dimensione dell’Ulteriore. Sono due mondi che non si escludono e tra cui bisogna trovare una mediazione utile e intelligente.
I grandi esperti di simboli, antropologi e filosofi come Joseph Campbell (‘Il potere del mito’) e Roger Caillois (‘Il gioco e gli uomini’) ci spiegano che la dimensione simbolica implica un patto tra gli umani, come quando si spezza una tavoletta d’argilla tenendone ciascuno una parte, per poi poterla ricongiungere. Il verbo greco Symbállo significa proprio questo: mettere insieme, far coincidere, e punta dunque a una ricongiunzione delle esperienze; così come il verbo latino Religio da cui deriva il termine religione, significa legare con un riferimento al valore vincolante degli obblighi e dei divieti sacrali.
La dimensione simbolica contiene dunque in sé la relazione con una realtà più vasta, più profonda, nella quale un oggetto o una persona rimandano o rappresentano un concetto astratto, attraverso un’associazione di idee, costruita nel tempo seguendo il filo delle molte corrispondenze di cui è tessuta la nostra esistenza. Proviamo a dipanarlo, questo filo. Una prima corrispondenza riguarda il potere taumaturgico del gioco. A Natale le persone tornano a giocare, si sfidano, si allenano, si divertono e intanto esprimono la loro gioia di vivere e stare insieme in modo eccitante ma anche molto impegnato. Non c’è nulla di più serio della leggerezza del gioco, quando si rispettano le regole. Caillois ci spiega che ci sono giochi di agon e di alea, competizione e azzardo, ma anche di llinx, di vertigine come la giostra e la mosca cieca, o ancora di mimecry e travestimento, come i giochi di ruolo in cui ci si traveste e si interpreta un personaggio. Tutto questo avviene nella dimensione simbolica dell’imponderabile e della meraviglia, secondo la logica combinatoria che sostiene, per esempio, la lettura dei Tarocchi, nel quale la capacità divinatoria è in realtà un riconoscere il tessuto combinatorio di ogni esistenza, fondata su archetipi consolidati nel tempo.
Congiunzioni felici. Come scrive Oswald Wirth nell’introduzione al suo saggio ‘I Tarocchi’: “I giochi esercitano lo spirito nello sviluppare preziose facoltà. Usate i 22 Arcani dei Tarocchi per giocare alla divinazione: un eccellente allenamento nell’immaginare in modo giusto”.
A questa affermazione Caillois, nella prefazione dello stesso libro, ribatte: “Io mi sono spesso domandato a cosa potesse corrispondere la giusta immaginazione. Alla fine sono arrivato a questa conclusione: significa riunire le condizioni per una congiuntura felice …”.
Le congiunzioni felici – e purtroppo anche quelle infelici – non sono mai create dagli algoritmi, ma sono invece frutto di alchimie misteriose che vedono emozioni e sentimenti giocare un ruolo tanto imprevedibile quanto decisivo. La nostra vita è ancora guidata soprattutto da queste forze: amore, amicizia, paura, lealtà o disprezzo. E su questo piano non c’è algoritmo che tenga, sono ancora i simboli a farla da padroni: gli algoritmi si limitano a indebolire o a rafforzare – a volte in modo ambiguo – il campo simbolico in cui giochiamo la nostra partita.
Una seconda corrispondenza è ‘letterale’ e riguarda la scrittura: per esempio, lo scambio epistolare tra interlocutori che riflettono in parallelo su di sé, sull’altro, sul mondo e sulla vita. Il corpus epistolare che ha un suo tempo di elaborazione e risposta e che il digitale rischia di cancellare, corrisponde a un corpo vitale e consapevole che diventa auto-coscienza: la scrittura ‘in corrispondenza’ può salvare la vita.
Passato, presente, futuro. La terza corrispondenza è la più delicata: riguarda il tempo e più in particolare la concatenazione tra Passato-Presente-Futuro, attraverso cui attivare una memoria che non è mai solo ricordo ma sempre elaborazione progressiva. Nulla di nostalgico, ma l’antica arte di ‘fare memoria’, recuperando, rielaborando, rigenerando. È l’abilità da cui nasce il Rinascimento e che in generale segna ogni rinascita: un’abilità spesso femminile che si dimostra in grado di elaborare, valorizzando frammenti di tradizione attraverso cui creare la lente che osserva il futuro e che arricchisce il caleidoscopio del presente.
La morale natalizia che voglio regalarvi? Utilizziamo gli algoritmi per individuare percorsi efficaci, sintetizzare conoscenze, trovare approdi in tempi molto brevi; ma nello stesso tempo, avvaliamoci dei simboli per intrecciare relazioni, vivere, amare, godere e gioire, creando – come scrisse Ugo Foscolo nei Sepolcri con la più alta delle sue intuizioni – ‘corrispondenze di amorosi sensi’.






