Valentina Salice, neo-presidente del Centro Studi UNA, ha presentato i risultati della ricerca IPA ‘The Price Is’nt Right’ – supportata da una survey sul mercato italiano – che mette in luce il divario ancora profondo tra il valore percepito e quello effettivamente riconosciuto al lavoro intellettuale e creativo.

Un divario che, per la ricerca britannica, è scavato anche dalle agenzie stesse che “spesso si lasciano prendere dalle gare per conquistare clienti e e non si danno il tempo per mettere in discussione la propria strategia di prezzo”, aveva segnalato a suo tempo IPA.
La declinazione italiana dello studio mostra come solo il 27% delle agenzie ritenga equo il proprio compenso, con il modello di pricing basato sul costo orario (FTE) ancora predominante, sebbene considerato insostenibile dal 57% degli operatori, e il 77% ritiene che la condivisione con il cliente potrà aiutare lo sviluppo di nuovi modelli.
Il vero dramma evidenziato dalla ricerca in Uk e da quella italiana, ha detto, è la resistenza al cambiamento. “Tutti riconoscono la necessità di nuovi modelli di pricing, ma clienti, agenzie e procurement restano spesso ancorati a logiche di confronto like-for-like”, ha aggiunto ricordando che la remunerazione è la punta dell’iceberg di un problema più grande.
Armida Cuzzocrea





