Marco Venturelli, co-president e chief creative officer globale di Leo Constellation, e Roberto Leonelli, CEO Italia di Publicis Groupe, raccontano la strategia di Publicis Groupe per costruire una nuova eccellenza nella creatività, in Italia e nel mondo

In uno scenario come quello che segue il Festival di Cannes, con LePub che, nel suo nuovo percorso di boutique creativa globale, ha vinto ben 35 Leoni, e con Publicis Conseil che ha vinto 15 Leoni e 3 Grand Prix – per il secondo anno consecutivo agenzia più premiata al mondo –, tra cui un Titanium, Publicis Groupe è al lavoro per il nuovo posizionamento di Leo Constellation, una nuova agenzia globale guidata da Marco Venturelli e da Agathe Bousquet che nasce dall’evoluzione e dall’allargamento di quella che fino a pochi mesi fa era Leo Burnett.
Lanciata all’inizio del 2025, Leo Constellation nasce da una visione strategica sviluppata all’interno di Publicis Groupe, come naturale prosecuzione di quel processo di integrazione e innovazione avviato in anticipo sugli altri con una grande intuizione, creando un sistema integrato che oggi risponde bene alle esigenze dei clienti.
Proprio all’interno di questo scenario si apre un capitolo italiano importante, che lega la visione creativa globale maturata da Marco Venturelli, co-president e chief creative officer globale di Leo Constellation a quella di Roberto Leonelli, ceo Italia di Publicis Groupe, che dal 2021 guida con successo tutte le operazioni nel nostro Paese. Entrambi portavoce di una visione condivisa che mette al centro la creatività come leva di business.
Quest’anno a Cannes Leo Constellation ha conquistato 40 Leoni ed è Network of the Year in Europa. Come si evolverà ora il percorso di Leo? Quali sono le prossime sfide e obiettivi che il progetto si propone di raggiungere?
Marco Venturelli: «Ora l’obiettivo è avere talenti molto forti e uniti – e per questo sono impegnato nel costruire all’interno una vera comunità – che condividono la stessa visione e che sanno collaborare in maniera semplice e integrata. Per questo non l’abbiamo chiamato network, ma costellazione, come un raggruppamento di stelle che hanno come obiettivo quello di dare a tutti i nostri clienti la migliore creatività e strategia. Questo sarà un anno di transizione, ma ci aspettiamo che nel prossimo sia tra le sigle più premiate al mondo, e intanto però siamo partiti molto bene, vincendo 7 gare su 7, tra cui quella fondamentale di Nespresso».
È l’approccio ai clienti che è cambiato o l’organizzazione interna?
M.V.: «Entrambi. Ci siamo resi conto che la prima cosa da sistemare era la nostra offerta, con trasparenza e funzionalità, in modo da essere per le aziende un partner creativo e strategico, dimostrando loro che li conosciamo profondamente, questo è il nostro ‘vantage point’ insieme con la capacità di parlare con il media grazie all’integrazione totale del gruppo. I grandi clienti soprattutto hanno bisogno di qualcuno che li conosca profondamente dal di fuori per affiancarli nelle scelte migliori».
Anche in Italia?
M.V.: «In Italia a volte è più difficile dialogare con i livelli più alti delle aziende, ma questo è l’obiettivo mio e di Roberto Leonelli. È il nostro modo di lavorare in tutto il mondo e stiamo impegnandoci affinché diventi sempre più realtà anche nel mercato italiano, con un equilibrio tra creatività e business. Il problema, soprattutto in momenti difficili come questi, è che poche aziende sono disposte a rischiare. Parlare alla pari con ceo e cmo delle aziende è fondamentale per guidare una trasformazione che vuole fare della creatività un pilastro del business, con una visione a lungo termine.
Un caso straordinario è quello di AXA. La campagna ‘Three Words’, firmata da Publicis Conseil, che ha vinto il Titanium Grand Prix a Cannes. Un’idea coraggiosa che ha dimostrato al mondo come la creatività possa generare un impatto reale, sociale e di business. Questa storia insegna che, sebbene non tutto sia merito della creatività, senza di essa risultati di questo tipo sarebbero molto più difficili da raggiungere».
Che ruolo hanno dati e creatività?
M.V: «Sono fondamentali e non possiamo farne a meno, ma per le aziende sarà sempre più importante avere partner capaci di creare contenuti che si distinguano dalla grande quantità di messaggi prodotti continuamente, che sovraccaricano le persone. Il nostro cervello ha infatti una capacità limitata di elaborazione e non riesce a gestire tutto. Per questo serviranno idee davvero forti, in grado di emergere e superare il rumore di fondo».
Quale direzione creativa sta prendendo oggi Publicis Groupe e, in particolare, Leo Constellation in Italia?
Roberto Leonelli: «La nostra creatività è viva più che mai, e ottiene sempre maggiore riscontro dal mercato. Leo Constellation in Italia, grazie a Leo, Independent Ideas e BCube, conta oltre 300 persone, a cui si aggiungono oltre 100 persone di Saatchi&Saatchi e MSL.
La nostra direzione è molto chiara, unire dati, creatività, e produzione per offrire ai clienti idee sempre più creative, sempre più connesse con il business e sempre più intelligenti. Il tutto abilitato dalla nostra tecnologia, dalla profonda conoscenza delle piattaforme e da una strettissima connessione con il media.
Proprio in queste settimane stiamo lavorando ad un ambizioso progetto per il 2026 che prevede importanti ingressi in tutte le aree della creatività. In tutto questo il ruolo di Marco Venturelli è fondamentale, sia come leader globale di Leo Constellation, sia come creativo italiano tra i più conosciuti e premiati del mondo. Vi svelo un segreto, insieme stiamo già lavorando su un paio di clienti molto importanti nel nostro Paese».
Cosa possono aspettarsi da Leo Constellation e da Publicis Groupe le aziende italiane che cercano partner creativi?
R.L: «La cosa più importante che i clienti possono aspettarsi è l’empatia. Empatia con le persone, empatia con le marche, empatia con il business. Eccellenza creativa e consulenza di business in una sola agenzia. In Publicis Groupe creatività, innovazione, esecuzione e conoscenza di tutti i canali – sia paid che owned – si uniscono ad un’impareggiabile competenza di media, di CRM e di influencer marketing.
In Leo Constellation i team creativi sono sempre più multidisciplinari e lavorano per risolvere i problemi di business dei nostri clienti, inventando nuovi modelli, ridisegnando l’esperienza dei consumatori e aiutando i brand a evolversi in sintonia con la complessità del mondo reale. Leo Constellation e Publicis Groupe aiutano le aziende a costruire nuove storie d’amore con la creatività, storie che possono nascere solo unendo l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale».
E il media che ruolo gioca in questo modello? Esiste connessione tra creatività e media? E come funziona?
R.L: «Il media ha un ruolo fondamentale in questa evoluzione della creatività, perché la continua proliferazione di touchpoint e di canali connessi obbliga i creativi ad essere in continua connessione la community media. I contatti di creativi e producer con editori e concessionarie sono per noi all’ordine del giorno, e devo dire che vediamo la differenza non solo in qualità, ma anche in innovazione. Per unire tutte le competenze, abbiamo creato il nostro modello Power of One che gestisce creatività media, produzione, CRM e Influence con un unico team dedicato».