L’Annuario della TV di CerTA scatta un’istantanea della tv italiana nell’era dello streamcasting
L’Annuario della TV di CerTA fotografa un mezzo resiliente e innovativo, che ibrida broadcast e streaming, tiene i suoi spettatori e cresce (+1,1% nei primi 11 mesi del 2024), in attesa della Total Audience che dal 30 dicembre diventerà lo standard Auditel, e vede aumentare la multipolarità con gli incrementi a doppia cifra registrati da WarnerBros Discovery (+10,5% nel giorno medio) e La 7 (+10,1%) che affiancano Rai, Mediaset e Sky.
Eccezione in Europa, la TV italiana è però in bilico tra declino e riscossa dei broadcaster nazionali se venissero a mancare le risorse per produrre contenuti audiovisivi, motore del consumo e, quindi, della resilienza dimostrata fino a ora, malgrado nell’ultimo anno la forza di OTT e streamer sembra essersi appiattita, almeno in termini di tempo speso.
Curato e presentato da Massimo Scaglioni, professore ordinario di Economia e marketing dei media e direttore del CeRTA (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi), l’Annuario – presentato ieri all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – mostra con i suoi dati che mediamente gli italiani dedicano oltre 3 ore e 16 minuti al giorno al consumo di TV lineare e quasi 44 minuti a tutti gli altri consumi sul televisore domestico, a cominciare da piattaforme SVOD, come Netflix, Amazon, Prime Video, Disney+, ma anche gaming/gioco, navigazione.
Una dovizia di contenuti – oltre 18mila ore di contenuto scripted e unscripted al netto delle repliche -, la cui fruizione passa sempre più dalle CTV, fattore abilitante di nuove pratiche di visione e di casi di studio come ‘Mare Fuori’ con i suoi ascolti incrementali, ma anche di un mondo online – ha sottolineato Fabrizio Angelini, AD Sensemakers – sempre più legato all’intrattenimento e ai social, soprattutto per le fasce più giovani. “La smart TV riporta i giovani dal second screen allo schermo più grande della TV e non cambia la dieta mediatica”, ha aggiunto, rilevando in ciò un’opportunità per i broadcaster che “hanno saputo sfruttare molto bene le piattaforme per promuoversi e portare gli spettatori sulle loro property”.
Mercato pubblicitario in salute. Altra specificità dell’Italia televisiva è il buono stato di salute del mercato pubblicitario per la TV, in cui gli streamer hanno ancora una quota molto piccola, e tra i top spender il largo consumo è motore della crescita insieme all’entertainment, ha evidenziato Alessandra Rossi, International Ad Intel Product Strategy Leader Nielsen.
Risorse necessarie. Insieme agli investimenti pubblicitari, quelli dei broadcaster hanno mantenuto fino a ora in un certo equilibrio la produzione audiovisiva. Che tuttavia, ha avvertito Emilio Pucci, Direttore eMedia che dal 2018 monitora la dimensione della produzione audiovisiva, è precario.
“Potrebbe esserci un progressivo declino o una riscossa dei broadcaster”, sostiene Pucci, inquadrando un sistema in cui lo SVoD ha prima eroso il consumo non lineare e ora guarda sempre più alle offerte di flusso, in cui l’IA è pronta a dare una mano anche nel settore delle news, per esempio con una traduzione simultanea di CNN, aumentando la presenza di player che prima non c’erano.
“Per sostenere lo streamcasting sono necessarie grandi risorse: RaiPlay, Infinity e Now dovrebbero avere il triplo delle risorse per competere adeguatamente, sia sul versante del catalogo che su quello degli eventi, altrimenti nel giro di 5 anni le piattaforme occuperanno anche quello spazio”, ha detto Pucci, ricordando che se nel 2000 il 95% della pubblicità finanziava finanziava un prodotto editoriale, oggi siamo sotto il 50%. Senza risorse adeguate e prevedibili, numerosi segmenti dell’offerta entreranno in area di fallimento di mercato, anche l’informazione, ha aggiunto.
A.C.
PARTE 2 – QUI LE SFIDE DEGLI STREAMCASTER RAI, MEDIASET, WBD