In occasione dell’incontro annuale dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), ha presentato i risultati di un monitoraggio strutturato per una verifica dei contenuti diffusi dagli influencer.
Testato lo scorso anno con una piattaforma olandese di IA, il sistema di analisi ha considerato 6 mesi (da marzo ad agosto 2024), due settori merceologici chiave per l’influencer marketing – beauty e fashion – e due emergenti e potenzialmente critici (family e finance), monitorando oltre 300 influencer su Instagram, Tik Tok e Youtube.
Curata dallo staff IAP in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano e il coordinamento dalla docente Nicoletta Vittadini, l’analisi rivela che solo il 4% dei contenuti promozionali non è stato indicato come tale e che però esiste una zona grigia pari al 20% dei contenuti la cui natura pubblicitaria non è stata indicata in modo conforme.
I fashion influencer sono i più corretti, con solo il 6,9% nella zona grigia, mentre una “trasparenza non troppo evidente” caratterizza i beauty e i finance influencer, con il 26% dei primi e il 40% dei secondi che ‘cela’ i riferimenti alla pubblicità in posizioni nascoste e poco riconoscibili.
Trasparenza da conquistare anche per gli influencer del settore family in cui più del 10% dei post pubblicitari non contiene riferimenti all’adv. Infine, per quanto riguarda le piattaforme, la comunicazione degli influencer su Instagram mostra una “trasparenza matura” con l’80,9% dei contenuti conformi, quella su YouTube è “consolidata”, con il tasso più basso di contenuti non conformi (3,9%), quella su TikTok è “ancora incerta” con più di 1/4 delle collaborazioni non viene comunicato in modo chiaro ed evidente.