L’a.d. Roberto Sergio è tornato anche sui motivi che hanno spinto Rai ad uscire dal TER criticando tra l’altro anche la serie di campagne autopromozionali delle altre radio che hanno alterato i risultati
Una Rai che riorganizza il presente e che guarda al futuro. La tradizionale presentazione dei palinsesti televisivi agli investiori pubblicitari, quest’anno avvenuta eccezionalmente in una serata evento a Napoli per festeggiare i 60 anni del centro produttivo della città, offre il volto nuovo della Rai 2023.
«Nelle poche settimane della nuova governance – ha spiegato Roberto Sergio, a.d. Rai – abbiamo fatto un lavoro enorme sperimentando e innovando in modo che i nuovi palinsesti fossero arricchiti di competenze e contenuti. Una maggiore ricchezza di proposte e volti per offrire un maggiore pluralismo».
Altro sforzo intrapreso dalla nuova Rai di Sergio è quello di accentuare ll proceso di internalizzare il lavoro sfruttando al massimo la capacità produttiva. «Voglio che siano sfruttate al massimo le competenze aziendali. Sostanzialmente è stato dimezzato il numero degli appalti esterni, saturando gli studi produttivi. Con un risultato raggiunto di +12% delle produzioni interne per un totale del 73% sui programmi e con una crescita in doppia cifra del lavoro in molti studi (addirittura di oltre il 200% a Torino)».
Un lavoro sempre più indirizzato verso un futuro da digital media company con il progetto di apertura di una factory – come annunciato da Sergio – dove poter far nascere i diversi format multimediali del futuro.
E uno sguardo al futuro della Rai è stato lanciato anche dal presidente Rai Marinella Soldi che ha accennato alle grandi opportunità offerte dalla IA generativa che «stravolgerà il processo produttivo delle tv».
Stefano Coletta, direttore Rai Distribuzione, e Giampaolo Rossi, neo direttore generale, hanno ribadito l’importanza di una creazione dei palinsesti attraverso ‘generi’ e non più per reti.
Tra gli altri argomenti toccati dai manager in conferenza ci sono stati anche il tema dei diritti sportivi (Rai sta valutandio di partecipare alla gara per i diritti della Coppa Italia, mentre si è chiamata fuori per l’eventuale gara sulla partita in chiaro a causa dei costi insostenibili) e la questione delle rilevazioni sul mezzo radio con TER.
Su questo fronte Roberto Sergio ha spiegato i motivi che hanno portato all’uscita di Rai dalla ricerca: oltre alla critica storica sulla metodologia dello studio anche la decisione di molte emiitenti commerciali di varare in prossimità delle telefonate dell’indagine pressanti campagne autopromozionali che avevano l’obiettivo di alterare i risultati (pratica che in Francia – ha ricordato Sergio – è stata condannata e sanzionata).
Sul fronte dei numeri, Rai si è presentata agli investitori “come primo editore del mercato in Italia, grazie a una share del 39% che supera il 40,0% sul target spendenti nel periodo gennaio-maggio 2023. Una posizione di leader confermata da un dominio in prime time con il 70% delle serate vinte”.