Da inizio anno la crescita degli investimenti in radio è del 3,6%, con un incremento degli inserzionisti (+21%) e delle campagne pubblicitarie (+12%)
Gli investimenti pubblicitari radiofonici del mese di maggio 2022, rilevati nell’ambito dell’Osservatorio Fcp-Assoradio coordinato dalla società Reply, segnano un crescita del 2%, rispetto allo stesso mese del 2021.
Il dato progressivo relativo ai primi cinque mesi dell’anno si attesta pertanto a un +3,6%.
«Dopo un bimestre di inizio anno un po’ incerto – commenta il presidente di FCP-Assoradio, Fausto Amorese – prosegue con il mese di maggio (terzo risultato utile consecutivo) il buon andamento dei fatturati pubblicitari radiofonici. Nei primi cinque mesi dell’anno 2022 risultano ampiamente favorevoli la maggioranza degli indicatori che, combinati fra di loro, denotano la solidità del nostro comparto».
Oltre alla crescita dei fatturati pubblicitari, i dati evidenziano infatti un parallelo incremento degli inserzionisti (+21%) e delle campagne pubblicitarie (+12%).
«La diversificazione della clientela – prosegue Amorese – un elemento di particolare rilevanza ed attesta la duttilità del mezzo radiofonico in termini di risposta alle esigenze di pianificazione di aziende con caratteristiche differenziate in termini di volume di affari e mercati di appartenenza. Le nostre consuete analisi basate su un confronto in volumi di spazi (secondi), confermano nel periodo gennaio-maggio 2022 il favorevole andamento di numerosi comparti economici. Fra di essi si sono distinti in particolare Distribuzione, Abitazione, Finanza-Assicurazioni, Turismo e viaggi, Edilizia e Farmaceutici. Da evidenziare come i settori indicati esprimano un trend positivo anche se correlati allo stesso periodo del 2019, nel quale non si era ancora manifestata la crisi pandemica. Nella sostanza possiamo affermare che per diverse aziende/settori merceologici si è ormai rientrati in un contesto di relativa normalità, nel quale permangono certamente elementi di incertezza (connessi anche al conflitto in corso), ma prevale comunque una gestione degli investimenti pubblicitari più riflessiva e meno condizionata dai fenomeni contingenti».