Sono tantissime le aziende internazionali che in questi giorni stanno chiudendo le proprie attività in Russia in risposta alla guerra in Ucraina e alla crisi umanitaria che ha scatenato.
Tra queste Ikea, Volkswagen, Mercedes, Ford, Toyota, Siemens, H&M, Apple, Spotify, Airbnb, Yoox, Boeing, Nike, Netflix, Eni, Lego solo per citarne alcune, con un impatto prevedibilmente devastante sull’occupazione e le prospettive di centinaia di migliaia di cittadini russi.
E anche il settore della comunicazione non è rimasto a guardare. Poche ore fa Wpp ha annunciato la decisione di interrompere le operazioni in Russia in quanto la sua presenza nel paese “sarebbe inconsistente con i valori aziendali”. Ciò avrà impatto su 1.400 lavoratori ai quali cui Wpp offrirà supporto. Il gruppo collaborerà anche con i clienti e i partner coinvolti da questa decisione valutando anche la cessione e il trasferimento di proprietà. Ai suoi 200 dipendenti ucraini Wpp sta fornendo aiuto finanziario e assistenza pratica sotto altre forme, tra le quali un’attività di fund raising in collaborazione con UNHCR, l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, per aiutare le persone a lasciare le zone più colpite del paese o a trovare rifugio all’estero.
Anche Accenture ha chiuso gli uffici in Russia, in cui lavorano quasi 2.300 persone, supportate in questo frangente dall’azienda. In Ucraina la società di consulenza non ha uffici propri ma nel mondo conta numerosi dipendenti ucraini, alcuni dei quali in questo momento si trovano nel paese aggredito: in questo caso Accenture sta offrendo loro servizi di telemedicina e aiutando le famiglie che stanno lasciando il paese.
Anche i premi collaborano al ban internazionale alla Russia. Cannes Lions ha fatto sapere che non accetterà iscrizioni, di campagne e di delegati, provenienti dalla Russia. Qualora potessero, e certo in questo momento non sarà il primo dei loro pensieri, i creativi ucraini potranno partecipare al festival gratuitamente e le fee delle iscrizioni dei lavori saranno rimborsate.
Più assertiva la nota di Lürzer’s Archive e Cresta Awards che già mercoledì invitava tutto il settore a “isolare, bloccare e ripudiare la Russia”, iniziando a non accettare entries, pubblicazioni, pubblicità e qualsiasi altro contributo di aziende basate in Russia o controllate da proprietari russi, lo stesso vale per la Bielorussia. I ricavi provenienti da agenzie, fotografi, aziende russe sarà donato alla Croce Rossa.
Toni democristiani invece per quello del Golden Drum, il cui bacino di iscrizioni è da sempre focalizzato nell’Europa centrale e dell’est, che condanna “ogni atto di aggressione” senza citare esplicitamente la Russia ma accennando ai colleghi russi che non possono esprimere pubblicamente il proprio dissenso. Rilancia però l’iniziativa di Depositphotos contro la disinformazione, l’iniziativa #StandWithUkraine di Radioaktive Film, il brief ‘Prevent WW3’ lanciato da alcuni creativi a titolo individuale e il progetto ‘No Shelter’ che offre strumenti open source e asset per comunicare con clienti e partner.