Prima le linee guida riguardavano ‘come’ le gare vengono svolte, adesso anche il ‘perché’ e il ‘quando’
Le associazioni britanniche del settore pubblicità IPA e ISBA hanno annunciato un piano per migliorare i processi delle gare di comunicazione coinvolgendo tutte le parti in causa.
L’intento del progetto ‘Pitch Positive Pledge’, presentato ieri, è di far si che le gare siano più meditate, arrivino a un risultato e siano dunque più efficaci.
Fin ora le linee guida promosse dalle associazioni si erano focalizzate più che altro su ‘come’ fare le gare, mentre adesso l’idea è di considerare anche i loro costi umani e ambientali.
Secondo il presidente di IPA Julian Douglas, bisogna considerare anche il ‘perché’ e il ‘quando’ delle gare per evitare effetti negativi sulla salute mentale dei lavoratori coinvolti (il sistema con cui le gare vengono svolte è uno dei fattori dietro al fenomeno delle ‘grandi dimissioni’ dalle agenzie), avere meno sprechi e minori costi.
IPA e ISBA terranno una serie di workshop con i rispetti membri, partner e intermediari per lavorare agli impegni condivisi del Pitch Positive Pledge, che verrà lanciato a maggio durante la settimana della salute mentale.
“E’ probabile che tante delle gare che si stanno svolgendo in questo momento non siano necessarie – dice Andrew Lowdon, Director of Agency Services, ISBA -. E anche tra quelle necessarie, l’approccio attuale spesso genera molto lavoro inutile. Questo è uno spreco che dovremmo cercare di ridurre. Negli ultimi tempi, le gare sono diventate più frequenti, complesse e costose, sia per l’agenzia che per l’inserzionista, sia per le persone che per l’ambiente. Ormai si ricorre a gare anche per progetti piccoli che in passato non ne avrebbero richieste”.
Julian Douglas, Presidente di IPA e Vice Chairman & International CEO di VCCP, aggiunge “Molte aziende oggi hanno impegni ESG per la riduzione degli sprechi, la promozione della diversità e del benessere della filiera e così, come sono adesso, le gare rappresentano una sfida a questi impegni. Per la loro natura competitiva, in questi processi c’è uno spreco intrinseco che in larga parte non viene ripagato e richiede un investimento significativo di tempo e denaro. Con le complicazioni che ha portato il covid e i cambiamenti da esso generati, abbiamo visto un aumento di burnout, problemi di salute mentale e un esodo di talenti dal settore della pubblicità”.