Astarea indica al top delle richieste notizie sulle pratiche a difesa dell’ambiente, quelle che riguardano tutto il ciclo produttivo, la rigenerazione di rifiuti e scarti e tutte le tematiche del riciclo, in particolare il ciclo di vita del packaging con l’implicita richiesta di riduzione degli imballaggi
Il detto secondo cui si dovrebbe fare del bene e dimenticarsene non vale per le aziende che si impegnano in percorsi virtuosi di sostenibilità. Lo dice una ricerca realizzata da Astarea su un campione di mille italiani tra i 18 e i 74 anni, il cui più evidente risultato è che i consumatori chiedono alle imprese informazioni precise sulle loro pratiche di sostenibilità e se queste informazioni mancano, allora si compromette seriamente l’acquisto dei prodotti virtuosi.
Presentata l’11 settembre nel corso dell’Extra Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale, i risultati della ricerca mettono al top delle richieste notizie sulle pratiche a difesa dell’ambiente, quelle che riguardano tutto il ciclo produttivo, la rigenerazione di rifiuti e scarti e tutte le tematiche del riciclo, in particolare il ciclo di vita del packaging con l’implicita richiesta di riduzione degli imballaggi. A eccezione dell’informazione sulla qualità del lavoro, abbastanza richiesta, i consumatori non sembrano particolarmente curiosi sui fattori macro-sociali come l’impatto sul territorio, la conciliazione tra lavoro e famiglia, le ricadute sulle comunità locali.
A ciascuno il suo. Ai diversi settori merceologici corrispondono domande differenti: più attenzione al riciclo dei materiali per personal e home care, alla filiera produttiva per l’alimentare, alla rigenerazione dei prodotti usati per l’elettronica di consumo. Le donne e i cluster più maturi appaiono più sensibili a questo tipo di informazione.
L’importanza della comunicazione come fattore chiave per lo sviluppo sostenibile è messa particolarmente in luce dalla ricerca che sarà presentata anche il 21 ottobre al Green Retail Forum di Plef a Milano. Secondo la ricerca la reputazione sostenibile delle imprese è molto bassa mentre l’assenza di informazioni pesa per circa 1/3 tra i motivi per cui non si acquistano prodotti virtuosi.
Il ruolo dell’etichetta è fondamentale perché è lì che i consumatori si aspettando di trovare le informazioni sulla sostenibilità, immediatamente accessibili nel percorso d’acquisto e di consumo. La classica pubblicità tabellare segue al secondo posto, ma con ampio distacco, non importa il canale (anche online), mentre sono poco considerati dai consumatori i supporti informativi sul punto vendita o gli eventi organizzati dall’impresa.
Personalizzare la comunicazione è un altro aspetto importante, almeno per fasce d’età: i giovani chiedono più notizie sulle pratiche di outsourcing che sui processi come donazioni; le fasce più mature appaiono più esigenti riguardo a tutte le tematiche ambientali e il ciclo di vita del prodotto. Un quadro variegato, ma che – sottolinea Laura Cantoni, founder e partner di Astarea, “lancia alle imprese un messaggio preciso: la necessità di informazioni sulla sostenibilità è molto rilevante, ma occorre un lavoro strategico e affilato per comprendere e attivare quello che può diventare un effettivo valore aggiunto alle proprie proposte”.