Dalla progettazione dei servizi alla comunicazione, Vincenzo Riili, Marketing Director per l’Italia di Google, racconta come l’azienda stia realizzando nelle proprie operazioni inclusione e diversità. Al via anche in Italia il progetto Rare che fornisce alle aziende strumenti pratici per guidare il cambiamento
Come sta cambiando negli anni il concetto di diversità?
E’ difficile dire se sta cambiando il concetto di diversità, quello che è cambiato è sicuramente l’approccio con cui nel tempo le persone guardano alla diversità. Oggi si è raggiunta la consapevolezza che la diversità ha ben più di una faccia: se l’identità è piena di sfumature, la diversità è fatta a sua volta di diversità. Oltre il genere o il colore della pelle, la diversità abbraccia l’età, la provenienza geografica, la dimensione socio economica, il lavoro, l’abilità o la sessualità.
Cosa sta facendo Google per realizzare e promuovere la cultura della diversità e dell’inclusione attraverso la sua comunicazione e i suoi prodotti?
Google è da sempre impegnata per creare un luogo di lavoro inclusivo, che celebri le diversità dei nostri dipendenti, clienti e utenti. Siamo costantemente impegnati nel creare prodotti utili per tutti, includendo prospettive diverse. Per questo cerchiamo di creare e comunicare prodotti che siano accessibili per tutti, cioè fruibili ad esempio anche alle persone con una disabilità – sia essa cognitiva, della vista, dell’udito o del movimento – con l’obiettivo di rimuovere le barriere che impediscono l’accesso a internet e ai servizi che offre. Alcuni esempi recenti sono la Guida vocale di Google Maps e la Trascrizione Simultanea.
La Guida vocale di Google Maps è pensata per chi ha una disabilità visiva e offre avvisi vocali che rendono il percorso a piedi più semplice e sicuro, per esempio con informazioni dettagliate sulla distanza da una svolta.
La Trascrizione Simultanea, invece, è nata pensando alle esigenze di chi ha una disabilità uditiva e converte le parole che vengono pronunciate durante una conversazione in un testo visualizzabile in tempo reale sullo schermo dello smartphone.
Anche in Italia Google chiede alle agenzie sue partner di condividere la sua visione della diversità, a livello di composizione dei team creativi, casting e regie?
In Google, diversity e inclusion sono un impegno continuo e che riguarda tutti i paesi del mondo. La cosa più importante che abbiamo imparato è che non possiamo farlo da soli, ma vogliamo e dobbiamo coinvolgere l’ecosistema con cui lavoriamo. La scorsa settimana durante il festival IF! ho presentato il progetto Rare, un esempio di collaborazione di Google con l’industria creativa lanciato nel 2017 da due direttori creativi dell’azienda Tara McKenty e Stefanie Di Gianvincenzo. Si tratta di un programma globale che, attraverso una piattaforma, fornisce alle aziende degli strumenti pratici per guidare il cambiamento sul posto di lavoro. Rare gode del supporto di oltre 50 agenzie creative globali, aziende e organizzazioni da tutto il mondo, fra le quali Bbdo, Dentsu and R/GA, Airbnb, D&AD, Creative Equals e molte altre.
Quali sono oggi i temi più complessi da affrontare. Dove sarete più impegnati in futuro?
Non ci sono diversità più complesse o più semplici da comunicare, la cosa per noi più importante è la consapevolezza e crediamo che l’inclusione sia una responsabilità di ognuno di noi, in quanto parte di una comunità o di un’organizzazione. Proprio per questo motivo Google ha in piano anche per il 2020 di lavorare in progetti volti ad identificare alcuni semplici ma efficaci azioni che un’azienda e ogni dipendente può intraprendere per rendere il proprio ambiente di lavoro più inclusivo.