All’evento tengono banco data privacy e le discussioni su come meglio gestire l’impatto sulla società di tanta accelerazione tecnologica e recuperare la fiducia perduta di tante persone
Le media company non sono più così presenti quest’anno al festival South by Southwest, mentre le tecnologie conquistano la scena – si è parlato molto di blockchain e AI – ma mai quanto i workshop su data privacy e le discussioni su come meglio gestire l’impatto sulla società di tanta accelerazione tecnologica e recuperare la fiducia perduta di tante persone.
Per alcuni osservatori il tono del festival è stato più critico che mai: se in passato l’AI era vista a SXSW soprattutto come abilitatore di maggiore efficienza, convenienza e produttività, nel 2019 se ne è discusso per l’impatto sull’occupazione, i bias nei codici di programmazione, le implicazioni etiche e i rischi di conseguenze non previste.
Tanto dibattito etico sulla tecnologia – segnala Campaign – non è invece ancora approdato all’industria della comunicazione che pure all’automazione e all’AI sta assegnando ruoli sempre più importanti, in cerca di efficienza per investimenti ridotti e spazi al minor costo possibile, e affida agli algoritmi talvolta anche creatività che finiscono per riflettere solo “una medietà e nessuna aderenza alle diversità di genere, stile di vita e cultura”, sottolinea Justin Billingsley, global chief executive di Publicis Emil.
In Italia del tema etica e digitale si è iniziato a parlare allo IAB Forum 2018, con l’intervista di Ferruccio de Bortoli a Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, e se ne parla ancora oggi pomeriggio alle 16:30 nell’aula Roentgen dell’Università Bocconi con il confronto su etica e digitale e il ruolo dell’Europa organizzato da IAB Italia in occasione della Milano Digital Week.